Diabete mellito
La malattia diabetica è stata definita la “epidemia del terzo millennio” con una prevalenza del 2,82%, questo vuol dire che nel mondo ogni 100 persone 2 o 3 hanno il diabete (per prevalenza si intende la frequenza). È una malattia nota da secoli è presente in tutti i paesi e non fa distinzione di etnia. In medicina è definita una malattia del metabolismo acquisita e genetica, questo vuol dire che le cause del diabete sono dovute al patrimonio genetico ereditato dai nostri genitori e da fattori ambientali quali lo stile di vita e l’alimentazione. Malattia che riguarda il metabolismo dei glicidi, lipidi e proteine con complicanze a lungo termine molto serie. Il diabete ha almeno 3 forme: c’è il diabete di tipo 1 causato da problemi della funzionalità del pancreas, il diabete di tipo 2 dovuto principalmente a problemi di nutrizione e il tipo 3 che si può manifestare nelle prime settimane di gravidanza.
A grandi linee cercherò di spiegarvi come funziona il diabete di tipo 2 (DMT2)
Tutto ruota attorno all’insulina. L’insulina è un ormone prodotto nel pancreas e regola insieme a un altro ormone, il glucagone, l’entrata e l’uscita del glucosio nel sangue. Dopo un pasto, a livello intestinale vengono assimilati i principi nutritivi degli alimenti che abbiamo mangiato. Per esempio, se mangiamo un piatto di pasta, dopo nell’intestino verranno assimilati (passaggio dall’intestino ai vasi capillari) molte molecole di glucosio che si può dire essere il mattoncino base che costituisce i carboidrati. Quindi nel sangue passerà questo glucosio, e che cosa ci fa? Grazie all’insulina ematica viene fatto entrare nelle cellule che ne hanno bisogno per nutrirsi, le cellule del muscolo e quelle del tessuto adiposo. Se l’insulina non funziona più bene non ci sarà più equilibrio, il glucosio rimarrà nel sangue più del dovuto e porterà dei problemi nel nostro corpo. Si parla di deficit relativo di insulina, aumentata gluconeogenesi e glicogenolisi, e diminuito uptake di glucosio nei tessuti, che insieme all’insulino-resistenza conducono a una situazione di IPERGLICEMIA.
Quando la glicemia alta è diagnosi di diabete?
La glicemia basale è la quantità di glucosio che abbiamo nel sangue quando siamo digiuni, è quella che controlliamo con le analisi del sangue. Perché è importante? Ci può dire molte cose sul nostro strato di salute e in particolare se alterata ci dice che siamo a rischio diabete ma possiamo ancora tornare indietro con la prevenzione cambiando stile alimentare.
Fino a 70 -> ipoglicemia
Da 70 a 110 -> NORMALE
Da 110 a 125 -> alterata glicemia a digiuno: ATTENZIONE!
126 o di più -> DIABETE
Emoglobina glicata:
Da 4 a 5,9% -> normale
Da 6 a 6,5% -> borderline: ATTENZIONE!
Da 6,6 in su -> DIABETE
Quali sono i principali sintomi che ci devono far scattare un campanello d’allarme?
Polidipsia, ho sempre sete
Poliuria, vado spesso a fare pipì
Polifagia, ho sempre fame
Prurito
Se avete questi sintomi non sottovalutateli, un diabete non curato ha complicanze gravi anche mortali, tra cui ICTUS, malattie cardiovascolari, retinopatia (all’occhio), nefropatia (ai reni), neuropatia (sistema nervoso).
SI PUO’ PREVENIRE IL DIABETE?
La risposta è SI.
Evidenze epidemiologiche e cliniche indicano la dieta mediterranea come l’unico modello alimentare in grado di ridurre significativamente il rischio di DMT2 con benefici sulla salute a lungo termine. Essere italiani non ci deve far sentire avvantaggiati e prenderla sottogamba! Recenti studi dimostrano che l’Italia benché faccia parte dei paesi del bacino mediterraneo, aderisce alla dieta mediterranea, come stile di vita, molto poco addirittura venendo dopo Stati uniti e Canada. Leggi per maggiori informazioni il mio articolo sulla Dieta mediterranea.
La dietoterapia è una componente fondamentale della prevenzione del diabete e ha lo scopo di promuovere uno stile di vita più salutare e un’attività fisica regolare. In prima battuta, il nutrizionista ci deve incoraggiare gentilmente a cambiare il nostro stile alimentare. Il cambiamento sarà un percorso complesso con diverse difficoltà, richiederà tempo, pazienza, disponibilità. Il nutrizionista ci aiuterà a porsi obiettivi realistici ed avere fiducia nelle vostre capacità e nel futuro. Modificare le abitudini alimentari è possibile soprattutto se si diventa consapevoli che si può trovare un equilibrio tra salute e piacere, tra senso della misura e gusto, riuscendo a comprendere che la dieta non è fatta solo di divieti e prescrizioni.
Durante un recente seminario di aggiornamento, il professor Pier Luigi Rossi, uno tra i maggiori esponenti della ricerca italiana sulla nutrizione, riprende quanto su scritto con un discorso sulla prevenzione del diabete mellito di tipo 2, dicendo: ”il diabete mellito di tipo 2 è una malattia culturale, cultura intesa come stile di vita, organizzazione della propria vita; si riflette in una persona con un’alimentazione scorretta errata, che non fa attività motoria, che non ha attenzione per il proprio corpo, un sano narcisismo aiuta a vivere e stare in salute”. Non meno importante e interessante il tema della del diabete nella donna, spiega: “la donna dopo la menopausa tende ad accumulare grasso nella cavità addominale. Una piccola quantità di grasso addominale è necessaria per la funzione ovarica, il grasso trasforma il testosterone prodotto dal surrene della donna in 17-beta-estradiolo che è un ormone molto efficace. La donna in menopausa tende ad accumulare grasso sempre di più a livello addominale, non il grasso sottocutaneo ma quello viscerale è un grasso infiammatorio, crea proteine infiammatorie come le citochine. Il grasso del girovita è il più pericoloso, favorisce la comparsa del diabete e delle malattie cardiovascolari. Rispetta al secolo scorso, oggi con l’allungarsi della vita media, la fase della menopausa ha durata più lunga della fase fertile per cui la donna è maggiormente esposta alle malattie cardiovascolari. La donna in menopausa si ammala di più di malattie cardiovascolari e di diabete rispetto all’uomo. La donna per natura ha la capacità di accumulare grasso più facilmente, perché in caso di carestie la donna poteva sopravvivere e portare avanti la gravidanza e l’allattamento. È un dono ma in una società dell’abbondanza alimentare come viviamo oggi è diventato un handicap”.
Per abbassare la glicemia il Prof. Rossi ci propone uno schema alimentare molto diverso dal tipico pasto all’italiana come ci indica: “Bisogna abbassare la glicemia post-prandiale scegliendo gli alimenti giusti: la dieta giapponese è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità 15 anni prima di quella mediterranea, bisogna stare attenti a cosa mangiare e come abbinare gli alimenti. Possiamo cominciare con un piatto di verdura cruda mista finemente tritata (rimane meno tempo dentro lo stomaco, diminuisce il tempo della digestione gastrica e si digerisce meglio) seguito da un piatto di cereali o pasta o legumi (piatto glucidico) oppure un piatto proteico (carne, pesce, formaggi, uova accompagnati da poco pane), infine un po’ di verdura cotta; la frutta solo agli spuntini con estratti o centrifugati all’ 80% verdura e 20% frutta”.
Vediamo adesso un breve elenco degli alimenti che hanno effetti protettivi nei confronti del diabete:
- alimenti con indice glicemico basso: frutta, verdura, ortaggi, legumi, cibi integrali.
- semi oleosi e frutta secca
- yogurt a basso contenuto di grassi
- alimenti ricchi di antiossidanti
Non ancora testate scientificamente sono le proprietà antidiabetiche dell’aglio, fieno greco, cardo mariano e tè verde.
L'attività fisica serve per prevenire il diabete?
Certamente. L’esercizio facilità il controllo metabolico intervenendo su glicemia, colesterolo, trigliceridi, pressione arteriosa. Da manuale è consigliata un’attività di tipo aerobico dai 20 ai 45 minuti per 3, 4 o 5 volte la settimana.
Fonti:
“Nutrizione e dietologia” a cura di Gianfranco Liguri, 2015. Ed. Zanichelli